Come sapete, l’8 luglio 1919 a Milano nasce l’Associazione Nazionale Alpini riconosciuta come A.N.A.
Quello che magari invece non tutti sanno e che tra le questioni dibattute nelle prime riunioni costitutive e nella prima assemblea generale dei soci vi è la questione degli “Artiglieri da Montagna” per i quali a maggioranza non viene riconosciuta la qualifica di “Alpini”.
Agli artiglieri, preclusa quindi la possibilità di iscriversi all’ A.N.A., viene proposto di costituire una loro analoga Associazione. Nel Dicembre del 1921 nasce così a Genova per iniziativa del dott. Francesco Mantelli l’ Associazione Nazionale Artiglieri da Montagna, l’ A.N.A.M.
Nei primi mesi di vita, al fine di aumentarne la visibilità, sul giornale “l’Alpino” viene concesso un piccolo spazio all’ A.N.A.M, fino al Gennaio del 1923 quando esce il primo numero autoprodotto del giornale degli artiglieri.
La questione comunque in seno all’ A.N.A. non è finita. Negli anni infatti sono sempre più i soci che richiedono l’accorpamento sotto un’unica Associazione di tutti quelli che indossano il “cappello con la Penna”, artiglieri in primis.
Un tentativo di mediazione viene fatto nel 1926 dando una speciale tessera di “socio aggregato” agli artiglieri, che quindi non usufruiscono di alcun diritto all’ interno dell’ A.N.A. e non possono rivestire alcun incarico.
Come facilmente intuibile, la cosa non funziona.
La questione viene risolta nel 1928 dal Presidente Nazionale imposto dal Regime nella persona del bolognese Avv. Angelo Manaresi, valoroso ufficiale alpino nella grande guerra, che d’autorità scioglie l’Associazione Artiglieri da Montagna e con modifica dello Statuto dell’ANA unifica le due Associazioni.
Il nuovo statuto dell’ A.N.A, nel frattempo diventato X Reggimento Alpini, entra in vigore il 26 aprile 1929.
Lo stesso Manaresi dichiarerà:
“Il nuovo Statuto presenta, innanzitutto, una novità che è tale solo per chi non è stato con noi in guerra e non ha vissuto la nostra limpida fraternità di alpini ed artiglieri da montagna; gli uni e gli altri sono ora, anche in congedo, figli della stessa famiglia. La disposizione, lungamente attesa ed auspicata da tutti, non fa che riconsacrare in tempo di pace, quella identità di spirito, di vita e di impiego che, in guerra, aveva fatto delle due specialità un’unica e ben temperata arma di battaglia. Oggi l’unità delle due specialità è anche più intensa e stretta, in quanto non più di artiglieria da montagna si parla, bensì di artiglieria alpina”.
Nel secondo dopo guerra ci sarà un tentativo di ricostituire l’A.N.A.M., ma la cosa non ha seguito.
FONTE: www.noialpini.it
Diciamo le cose come stanno….l’ ANA e’ sempre stata accentratrice, ha sempre teso a fagocitare le ass.ni minori, senza rispetto per niente e per nessuno, perché non cambia l’ acronimo, passando da ANA a ANTA…( Ass. Naz. Truppe Alpine)..?
Onestamente …completamente in disaccordo.
Le differenze sono evidenti, tra fante e artigliere, c’è differenza psicologica, di chi nobilmente affronta il nemico di petto all’arma bianca e chi dispone di obici, armamento non immediato che richiede più saperi. Detto ciò: uniti si vince…
Di pancia ti avrei detto che sono d’accordo…ma subito dopo mi son venuti in mente i racconti della ritirata di Russia, con gli artiglieri stritolati dai cingoli dei T34 a cui provavano di tener testa con i loro obici.
Essere dietro la prima linea, molto spesso fa pensare che si corra meno rischi…dall’ avvento dell’aviazione ,ora poi con il largo uso dei droni, e dal continuo sviluppo tecnologico (sistemi elettronici per l’individuazione delle sorgenti di fuoco), io personalmente non ne sarei così sicuro.
cordialmente