Come già trattato in un precedente articolo (il cappello che noi portiamo), pochi mesi dopo la nascita ufficiale degli Alpini, con l’atto n° 69 del 25 Marzo 1873, viene adottato il nuovo cappello per le compagnie alpine.
Su questo viene posto inizialmente il fregio in uso ai 7 distretti alpini (Cuneo, Torino, Novara, Como, Brescia, Treviso e Udine) ovvero una stella a 5 punte recante al centro il numero identificativo del distretto con una coccarda tricolore. Per le prime compagnie alpine non in è ferro dorato, ma bensì argentato, e la coccarda viene spostato di fianco, dove viene fissata la penna.
Con il passare degli anni, e l’aumento delle compagnie Alpine, vengono costituiti i Battaglioni.
Nel 1878 sono 10 per un totale di 36 Compagnie.
Con atto n. 158 del 17 novembre 1880 viene adottato il nuovo fregio che è composto da un serto di fronde di quercia e di alloro che ne compongono la base. Su questo sono appoggiati due fucili incrociati muniti di baionetta innestata ed un piccone ed un’ascia parzialmente coperti da una grande cornetta recante nel centro il tondino molto bombato nel quale compare il numero del Battaglione. Il tutto è sormontato dall’aquila coronata, con ali semi spiegate e scudo sabaudo sul petto.
Questo fregio rimarrà, con alcune piccole variazioni, in uso fino al maggio 1910, quando dopo una serie di sperimentazioni sul campo, con l’atto n° 196, viene deciso di adottare il cappello nella forgia che noi conosciamo, abbandonando quindi la bombetta nera. Il fregio non è più in ferro ma in tessuto ricamato, ed è più di fattura più semplice: due fucili incrociati su una cornetta, sormontata non più dall’aquila ma da una corona. Nel centro della cornetta viene posto il numero di Reggimento.
Ma già nel 1912 viene sostituito definitivamente da quello che tutt’ora contraddistingue il Corpo degli Alpini: un’ aquila con le ali aperte al di sopra di una cornetta, con il numero del reggimento nel tondino centrale, posta davanti a due fucili incrociati (due cannoni incrociati per gli artiglieri da montagna, e poi in seguito gli altri simboli via via che entreranno a far parte del corpo altre specialità d’arma).
Fonti:
www.glialpini.eu
Supplemento “Alpin del Dom” (Milano) per il “centenario” del cappello Alpino
Ottimo articolo