Probabilmente gli sci sono stati il primo mezzo di locomozione inventato dall’uomo, ancor prima della ruota. Infatti alcuni ritrovamenti fossili in Siberia, Lapponia e Scandinavia datano questi strumenti intorno al 2500 a.C. . Ovviamente non nella forma che conosciamo oggi, ma assai simili.

In uso sin da allora nelle popolazioni dell’estremo Nord Europa, bisogna però arrivare alla seconda metà del 1800 perchè l’utilizzo di questi si diffonda nel resto del continente e quindi anche sulle Alpi, ambiente che più si avvicina ai territori settentrionali.

In Italia arrivano con l’alpinista Edoardo Martinori, nel 1886 dopo un suo viaggio in Lapponia, e poco dopo iniziano ad essere importati i primi sci (chiamati all’ epoca “sky”) dalla vicina Svizzera, dove già esiste una discreta produzione artigianale. Nel volgere di pochi anni iniziano a diffondersi  specie tra i membri del C.A.I, tra i quali il Tenente Luciano Riolti, il primo militare ad addestrarsi all’uso di questi nuovi strumenti.

E dalla vicina Svizzera infatti che nell’inverno 1896-1897 il Colonnello Ettore Troia del 3° Reggimento Alpini si procura a sue spese un paio di sci, che usa come modello per farne costruire qualche decina in legno di frassino (pesanti 6 Kg) e con i quali equipaggia i primi “skyatori” del Btg. Pinerolo che iniziano ad addestrarsi all’ uso in Valsalice, in Val di Lanzo ed in alta Val Susa, tra la curiosità delle popolazioni locali.

Inizialmente però i risultati sono deludenti e la sperimentazione militare viene momentaneamente sospesa.

Ma già agli  inizi del nuovo secolo, con la crescente diffusione dello sci a uso “ludico -sportivo”, si ricomincia a studiarne l’utilizzo in campo militare e ben presto si riprende l’addestramento al loro impiego. Nel 1902 un’ordinanza ministeriale accorda che tre alpini in ogni compagnia siano equipaggiati di sci.

Nel 1908 lo Stato maggiore pubblica il primo manuale tecnico  su “Istruzione sull’uso degli sci” e in seguito introduce l’uso di due bastoni al posto dell’unico “alpenstock” impiegato inizialmente. Successivamente viene disposto che ogni Battaglione alpino abbia nel proprio organico un plotone di sciatori con compiti esplorativi.

Lo scoppio del primo conflitto mondiale e l’entrata in guerra del regno d’ Italia nel 1915 portano a un mutamento delle tattiche del Regio Esercito. Nell’ inverno 1916-17 vengono costituite 26 Compagnie “sciatori”, su 3 plotoni e una sezione mitragliatrici d’accompagnamento. Riunite a due a due danno quindi vita a 12 Battaglioni, due compagnie rimangono “autonome”.

Tuttavia , causa la mancanza di complementi, già nel Maggio del 1917 la maggior parte dei Battaglioni “Sciatori” viene disciolta e le compagnie inquadrate per formare Battaglioni Alpini ordinari. I due Battaglioni rimasti (il I e il II)  vengono impiegati sull’Adamello dove danno prova di eccezionali capacità nell’impiego bellico ad alte quote.

Conclusa la guerra, con la smobilitazione si perde in parte l’uso dello sci nell’Esercito, mentre invece si sta affermando sempre più come pratica sportiva civile.

Agli inizi degli anni ‘ 30 alcune esercitazioni a carattere sportivo tra le rappresentanze dei vari Reggimenti Alpini, evidenziano diverse problematiche e lacune sull’uso degli sci, malgrado la volontà e la passione messe dagl’istruttori.

Si arriva così alla creazione della Scuola Centrale Militare di Alpinismo ad Aosta su idea del Cap. Giorgio Fino con l’autorizzazione del Generale Celestino Bes, ispettore delle Truppe Alpine e che vede la luce il 5 Gennaio 1934. Lo scopo è quello di affinare la tecnica e la metodologia di addestramento in ambiente alpino , sia su roccia che su neve, oltre che a coordinare lo studio dei nuovi equipaggiamenti e armamenti. Il 16 gennaio 1936, per dotarla di un adeguato ente di supporto, si costituisce il Battaglione Alpini “Duca degli Abruzzi”.

I risultati non si fanno attendere: appena due anni dopo a Garmisch alla quarta edizione dell’ olimpiadi invernali, una squadra composta da 4 elementi, comandati dal Capitano Silvestri si impone nella gara dedicata alle pattuglie militari davanti ai migliori specialisti nordici.

Con l’ entrata in guerra dell’ Italia contro la Francia il 10 Giugno del 1940 la Scuola partecipa alla campagna sulle Alpi Occidentali, con il Battaglione “Duca degli Abruzzi” e il Reparto Autonomo “Monte Bianco”. Entrambi hanno principalmente compiti di presidio dei valichi del Monte Bianco, Col Ferret e Col della Signe, tutti intorno ai 4.000 metri di quota.

Conclusa questa fase iniziale della guerra con l’armistizio siglato tra i due paesi, a fine dello stesso anno vengono formati 2 Battaglioni Sciatori, addestrati direttamente dalla Scuola Alpina: Il “Monte Cervino” e il “Monte Rosa”.

Per essere ammessi nei battaglioni è necessario essere volontari, scapoli e avere grande padronanza nell’uso degli sci. Viene usato il migliore armamento ed equipaggiamento tecnico dell’ epoca, tra cui i nuovi scarponi con suola della Vibram, che al posto dei tradizionali chiodi di ferro, usa chiodi in gomma. Ben presto vengono dispiegati, rispettivamente nel Gennaio e nel Marzo ’41, in Albania a fronteggiare la controffensiva Greca.

Dopo solo un mese d’impiego il “Monte Cervino” formato da 340 elementi si ritrova con appena una sessantina di alpini, ufficiali compresi. Per questo sacrificio ottiene la Medaglia d’ Argento al Valor Militare.

Finita la campagna di Grecia, i due reparti vengono disciolti, ma già il 20 Ottobre del 1941 viene ricostituito il “Monte Cervino”. Forte di circa 600 alpini “sciatori”  viene inviato, inizialmente unico reparto alpino, con il CSIR (Corpo di Spedizione in Russia) per poi entrare nell’ARMIR nell’estate del ’42 e condividere la triste sorte degli altri reparti alpini nel Gennaio del 1943.

Sono solo 75 gli Alpini sciatori, i “diavoli bianchi” come sono stati ribattezzati, a far ritorno in Italia nel 1943. Per la campagna di Russia il al reparto viene assegnata la Medaglia D’Oro al Valor Militare, a cui vanno aggiunte quelle individuali:  3 medaglie d’oro, 42 d’argento, 68 di bronzo , 81 croci al valore, la maggior parte delle quali alla memoria.

Con l’ Armistizio dell’8 Settembre tutti reparti che fanno capo alla Scuola Militare di Alpinismo vengono disciolti, così come la Scuola stessa cessa qualsiasi attività.

Il 1 luglio 1948 viene ricostituita sempre ad Aosta la Scuola Militare Alpina (S.M.ALP.) che  riprende la tradizionale attività in campo sci-alpinistico a favore di tutti i Quadri delle Truppe Alpine privilegiando però l’insegnamento delle tecniche di combattimento in ambiente montano a discapito delle performances sportive, per le quali viene successivamente creato appositamente il Centro Sportivo Esercito Sezione sci e ghiaccio a Courmayeur.

La Scuola Militare Alpina (Oggi “Centro Addestramento Alpino”) ben presto diventa  vero e proprio centro di eccellenza, non solo dell’Esercito Italiano, ma per tutta la struttura N.A.T.O, ripercorrendo la via tracciata sin dal 1934.

Con il crollo del Patto di Varsavia, mutano le condizioni politico – militare che portano a varie  riforme dell’ E.I.,  l’esigenza di addestrare reparti specialistici esclusivamente di sciatori viene meno. L’’uso dello sci rientra all’interno di altre pratiche addestrative “standard” delle Truppe Alpine, unità sempre più specialistiche nell’ottica di un esercito formato da professionisti e non più da soldati di leva.

Le tradizioni e l’ eredità alpina del Battaglione Alpini Sciatori “Monte Cervino” viene raccolta dalla Compagnia Alpina Paracadutisti che nel 1990 ne prende il nome, diventando prima Battaglione e poi Reggimento (oggi 4° Reggimento  Alpini Paracadutisti).