Alpini da una parte…
Alla fine di Ottobre del 1943 a Bari, viene istituito il “reparto esplorante alpino”, formato inizialmente da trecento Alpini che erano stati sorpresi dall’armistizio in Puglia e in attesa di imbarco per il Montenegro dove avrebbero raggiunto la “Taurinense”. Dopo pochi mesi, con l’afflusso di altri Alpini provenienti dai Balcani e sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi, viene creato quindi il Battaglione Alpini “Piemonte” che prende attivamente parte alla conquista del Monte Marrone del Marzo ’44 al fianco dei Bersaglieri e ai Paracadutisti della “Nembo”. Inserite negli organici della I e della II Brigata vi sono anche due Gruppi di Artiglieria da Montagna (Someggiata).
Nel Giugno 1944 viene ricostituito il 3° Reggimento Alpini, con il “Piemonte” e il “Monte Granero”, che al momento dell’armistizio si trovava in Corsica e successivamente rischierato in Sardegna. Il Reggimento viene inquadrato nel 1° Raggruppamento Motorizzato del C.I.L., il Corpo Italiano di Liberazione, e viene schierato sulla linea Gotica.
Nell’Agosto del 1944, dopo che negli alleati è diminuita l’iniziale diffidenza nei confronti degli italiani, il C.I.L. viene sciolto e vengono formati sei Gruppi di Combattimento. Il 3° Alpini viene inserito nel Gruppo di Combattimento “Legnano” ed è composto sempre dal “Piemonte” e dal neo costituito Battaglione “Abruzzi”, che successivamente cambia denominazione in “L’Aquila”.
Dopo lo sfondamento della linea Gotica, gli Alpini aprono la strada per la liberazione di Bologna e occupano diversi centri abitati, tra cui Brescia e Bergamo, per raggiungere infine Torino il 2 Maggio.
Il “Monte Granero ” invece non viene impiegato in battaglia. Nel Settembre del 1944 viene infatti inviato in Sicilia in servizio di ordine pubblico.
Finite le ostilità, prima per i vincoli armistiziali, poi per il trattato di pace del 1947, si dovrà aspettare il 1949 con l’adesione dell’Italia alla N.A.T.O per la riorganizzazione definitiva del nuovo Esercito Italiano, che porterà in seguito alla creazione delle 5 Brigate Alpine.
A queste unità, vanno poi aggiunti gli Alpini che dopo l’8 Settembre si danno alla macchia entrando a far parte delle varie unità partigiane, se non costituendone delle proprie, che nascono nei territori occupati dai tedeschi e dai repubblichini di Salò.
Menzione a parte per la divisione “Taurinense”, dislocata in Montenegro al momento dell’armistizio. Scontratasi con i tedeschi a cui rifiutano di cedere le armi, si ritira fino alla costa, ma oltre 7.000 Alpini vengono comunque catturati dai tedeschi. Lo Stato maggiore della Divisione però è indeciso se unirsi alla resistenza Jugoslava o continuare in maniera indipendente la lotta contro i tedeschi, magari al fianco dei cetnici. Alla fine i reparti scampati dai rastrellamenti (principalmente il Gruppo “Aosta” e il Battaglione “Ivrea”) si uniscono ad altre unità italiane dando vita nel Dicembre ’43 alla “Divisione Partigiana Garibaldi” che si unirà nella lotta contro i tedeschi con l’ Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo.
I resti della Divisione Garibaldi rientrano in Italia nel Marzo 1945.
…e dall’altra
Ma l’Italia post 8 Settembre era, come sapete, un Italia divisa in due, non solo per le attività belliche, ma soprattutto politicamente.
Il 1º gennaio 1944 a Pavia, viene costituita nell’ambito dell’ Esercito Nazionale Repubblicano della Repubblica Sociale Italiana, la 4a Divisione Alpini “Monterosa” formata da nuovi arruolati e da una percentuale di Alpini provenienti dal Regio Esercito. Organizzata su due Reggimenti Alpini, uno di Artiglieria da Montagna e altre compagnie di supporto, viene inviata in addestramento in Germania per 6 mesi. Al suo ritorno in Italia viene schierata sull’appennino tosco-ligure per fronteggiare, con successo, il Corpo di Spedizione Brasiliano e la 5a Armata Statunitense. Trasferita in parte sulle Alpi Occidentali, allo scopo di fronteggiare eventuali attacchi francesi, la “Monterosa” si scontra spesso con i reparti partigiani della Liguria e dell’appennino Tosco-Emiliano.
Con le sorti della guerra ormai nettamente a favore degli alleati, la “Monterosa” inizia a sfaldarsi. Alcuni compagnie si accordano autonomamente con le bande partigiane. Alcuni Alpini lasciano le armi e fanno rientro a casa. Altri ancora entrano a far parte della resistenza ligure, partecipando all’insurrezione di Genova; il nocciolo principale della Divisione però continua a combattere fino alla fine, arrendendosi in seguito, con l’onore delle armi, alle soverchianti truppe alleate.
La “Monterosa” viene sciolta il 28 aprile 1945 anche se il Gruppo “Mantova” deporrà le armi solo l’8 Maggio, ultimo reparto della Repubblica Sociale Italiana ad arrendersi
Per molti anni, ai reduci della “Monterosa”, non è stato permesso l’affiliazione all’A.N.A.. Solo nel 2001 : “L’Assemblea dei Delegati, preso atto e confermata la validità di tutto quanto precedentemente deliberato in merito alla Divisione Monterosa e altri simili della Repubblica Sociale Italiana, dichiara e riconosce che tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto Alpino, in qualsiasi momento della storia d’Italia, e quindi anche dal 1943 al 1945, poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria, siano considerati Alpini d’Italia.”
[…] Ciononostante, gli alpini di questa divisione sono oggi considerati “reduci” del corpo a tutti gli effetti. Nel 2001, infatti, l’Associazione Nazionale Alpini pose fine ad un “bando” che durava fin dal dopoguerra, con una deliberazione che così recitava: […]